domenica 22 febbraio 2015

Dark Summer


“infanzia fasulla, sospesa e fittizia” Questo è il vero demone, ciò che deve combattere il protagonista di questa storia, ma il mostro o Male di Dark Summer è qualcosa di più; così vasto da permeare l’universo intero, estendersi anche in mondi dai contorni alieni e indefiniti, tanto che nessun essere vivente o processo può sfuggirgli. Non è qualcosa che si può ignorare, dimenticare o credere di non aver mai incontrato, infatti, perché prima o poi tornerà, pronto a puntare il dito sui nostri fallimenti e a riprendersi ciò che è suo. E allora potrebbe non restare altro che tutto l’infimo maturato dalle nostre anime, le nostre paure, a farci da scudo.
Ricca e convincente in ogni suo punto, in primis nella definizione dei personaggi e poi nell’escalation che porta all’apparizione o palesarsi della minaccia vera e propria, ho trovato questa lettura interessante e ammirevole per la cura e pertinenza con cui ogni citazione, aneddoto o dettaglio vengono inseriti. Niente è speso in dialoghi e descrizioni superflue, e questo rende la trama compatta, un’eccellente dimostrazione di come Rubrus non abbia niente da invidiare anche ad autori affermatissimi quali il suo amato King (da lui stesso omaggiato in quella frase “la morte è quando i mostri ti beccano” che ritorna spesso nel romanzo).
In sostanza, un'ottima lettura che consiglio a tutti gli amanti del brivido e non, vista la profondità dei temi trattati e la sua eleganza stilistica.



5 commenti:

  1. Fra l'altro, io, non per vantarmi, ma ne possiedo una copia autografata...

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  2. Assolutamente perfetta l'analisi. "Perfetta" nel senso che era esattamente quello il senso, o la morale del romanzo. Se - oltre a gradire la trama - l'hai colta così acutamente, vuol dire che sono riuscito a farmi capire ed è per me fonte di grande soddisfazione.

    Strangman, anche nel tuo stile "pop" (termine che spero di non usare a sproposito) è anch'esso, iconograficamente, corrispondente in pieno all'idea che io ho dello stesso.

    Ora: è vero che una volta pubblicato il libro è del lettore e non dell'autore, ma se la visione che l'autore ha della propria opera coincide con quella del lettore, be'... è tutto un altro andare.

    Mi hai fatto aspettare ma ne valeva la pena.

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    1. Con la mia moderata ma non trascurabile sindrome di Peter Pan non è stato poi difficile immedesimarmi. Riguardo a questo, ti confesso che mi ha particolarmente colpito una sequenza; precisamente l’attimo in cui il Ray, rovistando nello scatolone, trova il libro di magia di Paperininik. Beh!... Ecco... Ho sorriso nell’immaginarlo resistere alla tentazione di sfogliarlo (una reazione -nel logica del racconto- coerente con i suoi conflitti interiori, ovviamente), dacché io, invece, mi sarei ritrovato a farlo subito.

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  3. Dato che l’andamento e le usanze e gli avvenimenti e i luoghi di questa mia vita sono ancora infantili, io tengo afferrati con ambe le mani questi ultimi avanzi e queste ombre di quel benedetto e beato tempo, dov’io sperava e sognava la felicità, e sperando e sognando la godeva, ed è passato né tornerà mai più, certo mai più; vedendo con eccessivo terrore che insieme colla fanciullezza è finito il mondo e la vita per me e per tutti quelli che pensano e sentono; sicché non vivono fino alla morte se non quei molti che restano fanciulli tutta la vita.
    (Leopardi a Pietro Giordani, 1819)

    Un caro saluto a miei due geniali amici, a commento di questa grande opera, di questa inesorabile e inesplicabile Estate Oscura.
    Tra la stagione del Puer e il tempo del Senex sta la prova col mostro, la singolar tenzone con la vita brada e cruda.

    Abbiate gioia

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